Swami Veetamohananda

 

Come trovare l’armonia nella propria vita?

 

Traduzione a cura di Franca Mussa [n.18]

 

 

La personalità è composta dall’insieme delle tendenze, buone e cattive, i samskara, che sono il risultato, in ognuno di noi, delle esperienze del passato.

La natura e l’orientamento del nostro comportamento dipendono dal modo in cui queste diverse tendenze reagiscono tra di loro.

Se le tendenze buone sono superiori per numero e per potenza, le nostre azioni saranno buone, morali, spirituale; e anche se di tanto in tanto, le cattive prendono il sopravvento sulle buone, queste, per i solo fatto della loro quantità, ne trionferanno e ci rimetteranno sulla strada giusta, quella che conduce alla virtù. La dichiarazione ben nota della Gita: “Grazie alle sue pratiche precedenti, egli è portato avanti malgrado i suoi limiti”, anche si  riferisce agli sforzi compiuti nel corso delle vite precedenti, si applica anche alla vita attuale.

 

Ciò che è importante comprendere, è che la vita attinge il suo dinamismo da una sorgente interiore del nostro essere.

 

In ognuno di noi risiede, oltre alle pulsioni biologiche di base, un bisogno di creatività, di conoscenza, di amore e di ricerca delle forme superiori di realizzazione. Nello stesso tempo, differenti forme esteriori,principalmente socio-economiche e culturali, agiscono su di noi. Una delle funzioni principali dell’ego è di adattare l’espressione dei bisogni interiori con le forze esteriori e di mantenere l’armonia della personalità.

 

La lotta fondamentale della vita umana, in effetti di ogni forma di vita, consiste nel raggiungere uno stato di armonia dinamica.

 

La vita appartiene a quella categoria che gli scienziati chiamano “uno stato stabile”, ma non è una corrente uniforme e senza regole. E’ uno stato di armonia personale in costante rinnovamento. Senza il mantenimento di un mezzo interno più o meno stabile, (questo principio è conosciuto con il nome di emostasi), le funzioni fisiologiche del corpo non possono procedere. Nello stesso modo la mente non può funzionare in modo creativo se non in un mezzo psicologico stabile. Consciamente o inconsciamente, ognuno cerca di mantenere costante il suo centro psicologico, con adattamenti al livello di relazioni, di emozioni, di credenze, di concetti, di attitudini e di azioni. Quando questo stato di armonia, così raggiunto al prezzo di sforzi considerevoli, diviene perturbato, allora fa dei nuovi adattamenti e cerca di raggiungere un altro stato di equilibrio.

Per esempio, il giovane che si sposa deve arrivare a una nuova armonia nella sua vita. Questa armonia si troverà di nuovo destabilizzata se egli realizza che i suo lavoro non lo soddisfa più o che il suo matrimonio non è un successo o ancora se deve fare fronte a situazioni delicate create dalla sua dissennatezza  o dalla malevolenza altrui.

Egli si accorgerà allora che è incapace di funzionare in modo creativo o di possedere la pace dello spirito a meno di trovare un nuovo equilibrio. Non riuscire a trovare l’armonia nella propria vita può portare diversi problemi psicologici come la depressione, l’alienazione e la nevrosi.

Allora come si può trovare quest’armonia? Innanzitutto si può cercare di trovarla nel mondo esteriore, cambiando lavoro, divorziando, cercando di manipolare le persone attorno a sé, annegando i problemi nell’alcool, leggendo dei romanzi, o ancora vivendo una vita irriflessiva. Infatti, bisogna riconoscerlo, molte persone passano troppo tempo ed esauriscono troppe energie a cercare di raggiungere l’armonia nella loro vita.

Ma presto o tardi, si accorgono che i lori sforzi non portano frutti.

Per la buona ragione che i fattori esteriori non possono essere manipolati oltre un certo limite. E’ pur vero, che alcune nostre difficoltà economiche o di salute possono essere risolte con mezzi esteriori, ma si avvera spesso che, anche quando è il caso, ogni problema risolto crea dei nuovi problemi. Noi possiamo riuscire a diminuire la povertà, la grossolana ignoranza, e lo sfruttamento dell’uomo, ma questi cambiamenti hanno anche direttamente o indirettamente intensificato la sofferenza esistenziale della gente. Dei disturbi come l’ansia, la solitudine, il rilassamento della morale, e l’assenza di significato dato ala vita, sono indici chiari dell’incapacità delle persone trovare un equilibrio appropriato nella loro vita.

 

Il mondo esteriore non può risolvere realmente i problemi fondamentali della vita; può soltanto crearli.

 

Non si può raggiungere l’armonia nella propria  vita se non trasformando la coscienza dell’ego.

 

Come ho già detto, è l’ego che mantiene l’equilibrio tra i bisogni interni e le influenze esteriori. E questo lo fa sviluppando un certo grado di coscienza. Quando, per ragioni esteriori o interiori, l’equilibrio è rotto, l’ego può ristabilirne uno nuovo solo trasformando la sua coscienza. Le attitudini, la fede, le relazioni e i modelli di condotta, costituiscono tutti insieme la coscienza dell’ego, con “l’Io” come centro. La trasformazione dell’ego significa la trasformazione della costellazione tutta intera della coscienza. Quando si presentano a noi situazioni difficili e c sentiamo incapaci di tenervi fronte, dobbiamo sapere che è venuto il tempo per noi ristudiare le nostre attitudini, i nostri bisogni, le nostre relazioni e tutti gli aspetti presenti del nostro ego e di provocare una trasformazione totale della nostra coscienza.

Il fatto di raggiungere uno stato di armonia non significa affatto l’eliminazione di tutele nostre difficoltà che continueranno a sorgere per tutto il tempo che durerà la vita. Ciò che rappresenta realmente, è uno stato di coscienza  in cui possiamo aprire chiaramente le nostre difficoltà ed essere capaci d trattarle con efficacia,pur realizzando la nostre potenzialità creative e spirituali in modo soddisfacente. Questo importante principio è stato enunciato, in modo molto semplice, da Sri Ramakrishna: “Tutto ciò che conviene fare in un momento preciso, fatelo a quel momento preciso; tutto ciò che conviene fare per una persona particolare, fatelo per lei in modo appropriato; tutto ciò che conviene fare in un posto preciso, fatelo in quello stesso posto”.

E’ difficile immaginare una migliore regola di condotta di questo principio semplice e tuttavia, nessuno ha bisogno che glielo si ricordi, la messa in pratica è molto difficile a causa della sua stessa semplicità. Ma mira a insegnare le buone maniere o come evitare dei pass falsi e delle mancanze di tatto nella vita sociale. Ciò che vuol dire, è che bisogna coltivare una coscienza più vasta, più estesa dell’ego perché possa fronteggiare tutte le situazioni, con equanimità, avendo così la libertà di mantenere intatta la coscienza di Dio, qualunque siamo le circostanze.

Non bisogna cercare di raggiungere un equilibrio unicamente per condurre una vita sociale bene adattata. Lo scopo principale della nostra ricerca dovrebbe essere di liberare dalle tensioni, dalle preoccupazioni, dalle distrazioni, e dalla perdita di energia che porta ad una vita senza armonia, affinché noi possiamo, in ogni momento, voltarci interiormente verso la sorgente reale della conoscenza, della forza e della pace che sta profondamente nascosta in noi.

 

La trasformazione della coscienza dell’ego è un aspetto importate e inevitabile della vita spirituale.

 

Durante la prime tappe della vita spirituale, un certo grado di purezza e di trasformazione dell’ego è necessario per ottenere, non fosse altro che, una idea della luce interiore. Poi, mano a mano che l’anima progredisce, l’ego deve passare attraverso dei cambiamenti corrispondenti. Ogni movimento verso un livello più elevato della coscienza spirituale, cambia la percezione della persona sul mondo, le sue relazioni con le persone e la comprensione della vita. Ogni esperienza spirituale autentica produce cambiamenti profondi nell’ego. Abbiamo già parlato della Legge dell’insieme delle azioni che governa il funzionamento dei samskara. L’ego tuttavia, può controllare la loro attività in una certa misura. Inoltre, i samskara sono una parte integrante del sistema dell’ego e quando la coscienza dell’ego si trasforma, un insieme interamente nuovo di samskara si attiva. Una persona, dopo aver condotto una vita immorale per anni, può all’improvviso subire una trasformazione interiore, e quando ciò avviene, scoprire in lei, nuove idee, nuovi bisogni, nuovi sentimenti. Alcune difficoltà possono essere state provocate dal nostro “entourage”, oltre alle nostre stesse pulsioni. La soluzione non sta nell’aggredire le persone o nel sedersi per piangere sulla nostra debolezza. Ciò che conta, è lo stato di coscienza in cu si trova l’ego. Quando la coscienza dell’ego si trasforma, un buon numero delle nostre difficoltà si trovano automaticamente risolte o sembrano avere una soluzione. In ogni caso, non è saggio considerare la vita come una continua lotta con il nostro ambiente o con noi stessi.

 

Il nostro sviluppo dovrebbe essere semplicemente considerato come un movimento da un punto di armonia ad un altro, attraverso una serie di trasformazioni della coscienza.

 

Molti dei nostri insuccessi nella vita sono causati dalla nostra incapacità ad effettuare questo movimento.

 

Studiamo ora i due tipi di cambiamento che possono avvenire in noi.

Il primo è la trasformazione e il secondo è la traslazione.

La trasformazione è il processo per cui passiamo da uno stato di equilibrio ad un altro e la traslazione, quello per cui facciamo degli adattamenti all’interno di uno stato di equilibrio.

 

La conoscenza vera è basata sull’esperienza.

Ognuno di noi possiede una certa quantità di conoscenze che scaturisce dalle proprie esperienze reali. A partire da questa base, sviluppa i propri punti di vista e i suoi concetti del mondo. Ciò costituisce il linguaggio personale. Anche un bambino possiede il suo linguaggio personale, va a scuola con la sua piccola somma di esperienze e il suo piccolo numero di concetti. Quando legge un libro o quando riceve l’insegnamento di un professore, non può assimilare questo nuovo sapere se non interpretandolo nei termini del suo linguaggio. Questa interpretazione, che è un meccanismo più o meno subliminale, è una specie di traslazione. Grazie a questa traslazione interiore, un concetto è legato ad un altro e il bambino sviluppa così tutta una catena concettuale. Molto spesso, questa conoscenza può avere niente in comune con le vere esperienze della via, che egli dovrà acquisire con altri mezzi lungo il suo sviluppo. Man mano che il bambino cresce, la coscienza del suo ego subisce una trasformazione continua, indipendente dalla conoscenza acquisita nei libri.

Nella vita adulta, la maggior parte della conoscenza acquisita nei libri e dagli istruttori, è il risultato di un processo di traslazione. Questa nuova conoscenza aumenta la comprensione del mondo in cui viviamo, ci può rendere capaci di apprezzare o di esprimere la Bellezza e le verità astratte o di migliorare le condizioni economiche della nostra vita. E, benché una grande quantità di queste conoscenze, ottenute così facilmente ai nostri giorni, sia inutile e senza valore, esse partecipano all’adattamento di un equilibrio o a uno stato di armonia con il mondo.

Se ci auguriamo di passare da uno stato di armonia inferiore a uno stato superiore, possiamo farlo solo trasformando la nostra coscienza e ciò non si può fare leggendo semplicemente dei libri. Dopo aver studiato delle opere sulla vita spirituale e acquisto qualche idea chiara su Dio, l’Atman, la meditazione e qualche altro soggetto dello stesso ordine, arriviamo a volte alla erronea conclusione chela nostra vita si è molto evoluta o che siamo diventati più santi o più spirituali degli altri.

Se l’introspezione non dissipa a tempo quest’illusione, lo faranno presto le amare delusioni che ci riserva la vita.

La traslazione psicologica di cui stiamo parlando tocca solo la nostra coscienza superficiale. Non altera le nostre attitudini fondamentali, le nostre risposte emozionali e i nostri modelli di comportamento.

Questi sono controllati da forze che nascono dall’inconscio e possono evolvere soltanto grazie a una trasformazione psicologica.

La trasformazione psicologica che può cambiare la nostra vita è di tre forme:

1)      trasformazione all’interno dell’inconscio;

2)      trasformazione dell’inconscio in conscio

3)      trasformazione del conscio in superconscio.

1) Nella prima forma, benché lo sguardo che la persona dirige sulla vita sia completamente diverso, la trasformazione si limita strettamente al suo inconscio. Su di essa non ha alcun controllo e può anche ignorarla. La trasformazione della coscienza che avviene spontaneamente quando un bimbo diventa un ragazzino o una ragazzina, poi un adolescente o una adolescente appartiene a questa forma.

La stessa cosa nella “conversione” improvvisa, che giunge nella vita di certe persone, per esempio quella di San Francesco d’Assisi o ancora di Ignazio di Loyola. Ciò può avvenire anche in modo spettacolare nella vita di persone ordinarie e basta a liberarli, per sempre dall’attaccamento a mondo e spingerle senza sosta alla ricerca di uno scopo superiore.

Il meccanismo psicologico che provoca questa specie di trasformazione spontanea è totalmente sconosciuto.

Questa trasformazione non ha bisogno di essere un avvenimento; può anche essere un processo lento, che si prolunga per parecchi anni. Questa trasformazione graduale è piuttosto il caso comune e molte persone sembra che vivano un cambiamento progressivo di cui non sono neanche coscienti.

2) Nella seconda forma di trasformazione, il contenuto dell’inconscio si trasforma in conscio. Come nel primo caso, anche qui, il processo principale avviene nell’inconscio, ma la mente cosciente può accedervi. In generale, la trasformazione è scatenata da uno sforzo cosciente dell’ego.

L’inconscio può essere comparato ad una oscura sala sotterranea o ad una cantina disposta a labirinti. E’ qui che sono immagazzinate tutte le nostre condotte istintive e il seme dei nostri desideri. Il ricordo delle nostre esperienze del passato è qui conservato. Alcuni di questi ricordi sono latenti, mentre altri sono molto attivi e pieni di forza, ma repressi da un meccanismo psicologico chiamato rimozione. Le paure irrazionali come quelle dei cani, della solitudine, degli ambienti chiusi o altre fobie che assillano certe persone, possono essere provocate dai ricordi soffocati di esperienze spiacevoli dell’infanzia. Il senso costante di insicurezza, di ansia, di depressione, l’assenza del gusto per la vita, possono ugualmente essere il risultato di conflitti tra desideri rimossi. Quando la rimozione è annullata la persona si   sente fortemente sollevata e può infime condurre una vita normale e ben equilibrata. L’apporto più importante di Freud è stato di dimostrare come la rimozione potesse essere soppressa portando il conscio nell’inconscio.

La psicoanalisi è basta sul principio che una parte del contenuto dell’inconscio può essere  trasformato in esperienze coscienti. Si utilizza generalmente per trattare una patologia mentale. Ma anche nella vita normale, la psicoanalisi può, o dovrebbe essere condotta dall’individuo stesso. Attraverso questa specie di auto-pscicoanalisi, imparerà molte cose sulla propria vita mentale, sui desideri, le sue capacità, le sue debolezze e sulle cause dei suoi insuccessi nella vita. Egli potrà allora canalizzare o sublimare l’energia dei suoi impulsi inferiori in aspirazione superiore e in lavoro creativo. E’ importante notare che il risultato della psicoanalisi non è una semplice conoscenza passiva; è piuttosto una partecipazione attiva alla dinamica dell’inconscio e alla trasformazione progressiva dell’inconscio in conscio. Il fattore chiave di questa trasformazione è l’integrazione del passato nel presente. La nostra attitudine presente, le nostre reazioni e i nostri modelli di condotta attuali, sono determinati dalle esperienze del passato, principalmente quelle dell’infanzia e dell’adolescenza. Molte di queste sono state traumatizzanti e ci auguriamo di dimenticarle. Ma dimenticare non risolve nessun problema reale. Anziché cercare di fuggire dalle nostre difficoltà, i nostri desideri e pulsioni inferiore, dobbiamo fronteggiarli. “Affrontare la bestia”, ci consiglia Swami Vivekananda. Se i  samskara delle nostre esperienze passate continuano a turbare la nostra vita attuale, bisogna farli uscire dall’inconscio e disattivarli. Scavare nelle scure catacombe dell’inconscio e scoprire il passato può sembrare una esperienza spaventosa per alcuni, m è una necessità vitale.

Ci si può porre la seguente domanda: “Che cosa uscirà di buono da questo compito sgradevole?”.

Innanzitutto, è indispensabile all’integrazione della personalità.

L’ego attuale è costruito sugli ego dimenticati del passato e se non sono integrati correttamente, la personalità resterà divisa. Nessun istinto, nessuna pulsione può agire senza il supporto di una parte della personalità. Le pulsioni inferiori fanno tutte parte dei nostri “io” inferiori abbandonati a se stessi, ed è unicamente quando questi “io” saranno assorbiti nell’ego attuale chele pulsioni cesseranno di disturbarci. Se voi non  conoscete gli “io” del vostro passato che formano la base del vostro “io” di oggi, se numerose regioni della vostra mente sfuggono al vostro controllo,come potete fidarvi di voi stessi, come potranno gli altri fidarsi di voi? Se una parte della vostra personalità agisce in opposizione alle altre pareti, come potete trovare la pace dello spirito?

 

In secondo luogo, l’integrazione del passato nel presente è indispensabile per rendere le nostre vite più reali e la nostra attitudine verso il mondo più realista.

 

La conoscenza di se stessi ci permetterà di meglio comprendere le persone che ci stano attorno e migliorerà le nostre relazione con loro. Per nascondere il suo passato, l’ego mette delle maschere diverse che appaiono come l’egotismo, la vanità, il disprezzo, lo snobismo e l’arroganza. Molto spesso, l’umiltà stessa è usata come una maschera dell’ego. L’integrazione del pasato renderà tutte queste maschere inutili.

 

L’integrazione del passato può condurre al pentimento.

 

Non bisogna che questo diventi un atto morboso di auto-condanna o di ripetizione continua del passato. Deve essere una forma sana e positiva di disciplina destinata a purificare il nostro cuore. Sri Ramakrishna aveva l’abitudine di dire: “Le lacrime del pentimento portano via le impurità delle cattive azioni commesse nel passato”. Anche il Cristo che ha insegnato che il pentimento era una condizione per ricevere la Grazia divina. E’ diventato in seguito uno strumento di tortura personale, quando è stato collegato dai preti e dai teologi al peccato originale. Se la distinzione tra l’Atman senza macchie, eterno, luminoso in sé e felice, e le oscure immagini dell’ego viene compresa e se la persona possiede una mente sufficientemente forte e matura, il pentimento, praticato come una disciplina mentale durante un breve periodo, può trasformare rapidamente la coscienza dell’ego. Un pentimento illuminato crea un’impressione totalmente potente che impedisce di rifare gli stessi errori del passato. Il vero pentimento non consiste nel ruminare il passato, ma prepara l’avvenire.

Se si ha trascorso una infanzia e un adolescenza bella e felice, e si trova che l vita attuale è miserabile, l’integrazione del passato nel presente, è ugualmente necessaria. Riattiverà le sorgenti del potete e della gioia nell’inconscio e le farà scorrere nel deserto della vita attuale.

Si racconta che, quand’era bambino Siddharta seduto sotto un melo in fiore, fece l’esperienza ineffabile della calma e della pace. Anni più tardi, dopo aver rinunciato al mondo, si ricordò di questa esperienza, e la rivisse senza sosta, ciò che successe come sapete, sotto l’albero Bodhi.

Che il passato di una persona sia stato felice o infelice, la sua integrazione non è un semplice richiamo, un atto passivo. Le esperienze devono essere rivissute, gli avvenimenti riattivati nella profondità della mente con tutta la loro intensità originale, accettati con la conoscenza, il distacco e la forza che si possiede nel presente. Più il passato è riscoperto e accettato, più l’inconscio si trasforma in conscio. Questo processo è facilitato se si ha già sperimentato ciò che abbiamo descritto come “il risveglio dell’ego”.

 

Abbiamo parlato finora di due forme di trasformazione della coscienza. Ora arriviamo alla terza:

3)                 La trasformazione del conscio in superconscio. Se le due prime rappresentano la lotta dell’uomo per elevarsi dall’animalità ala piena umanità, questa rappresenta la sua lotta per innalzarsi dall’umanità alla divinità. Mentre le due prime non cambiano che il modo di funzionamento dell’ego, la terza ne trasforma la struttura stessa.

Quando il conscio è trasformato in superconscio l’ego è trasfigurato.

Questa trasformazione del conscio e questa trasfigurazione dell’ego costituiscono la preoccupazione principale della vita spirituale. Tute le discipline spirituali come la preghiera, il culto, la meditazione e anche il lavoro disinteressato, sono tecniche dello stesso valore che permettono il cambiamento.

Ogni volta che preghiamo o meditiamo intensamente, la nostra coscienza subisce un trasformazione, anche se questa trasformazione è cos’ì minima che possiamo non accorgercene. Man mano che questa trasformazione progredisce, l’scurità interiore si cambia in Luce.

 

Ora preghiamo:

Che tutti possiamo essere liberi da pericoli;

Che tutti possiamo realizzare il Bene;

Che tutti possiamo essere animati da nobili pensieri;

Che tutti possiamo essere felici;

Che tutti possiamo essere in buona salute;

Che nessuno sia soggetto alla sofferenza;

Che i cattivi diventino virtuosi;

Che i virtuosi giungano alla pace;

Che quelli che siamo giuntala pace siano liberati da ogni schiavitù;

Che quelli che sono liberati, liberino gli altri.

 

Gretz, ottobre 1995