Swami Veetamohananda

 

La Padronanza di sé

 

Traduzione a cura della Prof.ssa Franca Mussa

 

 

Forse conoscete queste parole di Swami Vivekananda: “Che ci si trovi in questo mondo o nel mondo della religione, è vero che ha paura è la causa più sicura della degradazione e del peccato, è la paura che porta la sofferenza, è la paura che porta la morte, è la paura che porta il male”.

 

Qual è la causa della paura?

E’ l’ignoranza della nostra propria natura. La forza è in voi.

Ciò di cui abbiamo maggior bisogno è la forza.

Swami Vivekananda continua: “ … amici miei, ecco perché, io che sono dello stesso sangue vostro, io che vivo e morrò con voi, lasciatemi dire che ciò che vogliamo è la forza e sempre la forza”.

Per controllarle le nostre emozioni, abbiamo bisogno della forza.

Il controllo delle nostre emozioni è una grande forza e per controllarle, bisogna osservarle come farebbe uno scienziato.

 

Come possiamo sviluppare la capacità di sperimentare le nostre emozioni?

Certo, le emozioni, sono risposte innate, istintive che sono in noi fin dall’infanzia.

Esempio: il bebè che voi confortate con calore e che rassicurate, fa l’esperienza del piacere e della felicità. Quando qualcosa lo sorprende, è spaventato, quando i suoi desideri non sono soddisfatti, va in collera. Se è lasciato solo troppo a lungo, comincia a piangere con una grande tristezza.

La capacità di sperimentare queste emozioni è inscritta nel sistema nervoso umano.

Le emozioni in se stesse, non hanno assolutamente nessun valore. Sono dei riflessi naturali.

E’ il modo in cui li esprimiamo che contengono un valore sociale e individuale.

Esempio: Se un uomo si arrabbia e picchia la moglie, è condannabile socialmente e distruttivo psicologicamente.

E’ su questo punto, che dobbiamo essere coscienti, svegli. Il Vedanta ci dice: “In piedi svegliatevi e non fermatevi finché la meta non sia raggiunta”. Ci sono diversi significati, questa è la parola della Kata Upanishad.

Questo concetto di meccanismo di difesa è la sola soluzione durevole; è la soluzione spirituale. Aiuta a proteggere la nostra mente cosciente dai conflitti interni.

Generalmente, noi cerchiamo di trovare la soluzione per il nostro equilibrio con delle cose esteriori, cerchiamo di soddisfare i nostri desideri all’esterno. Ma come già sappiamo per esperienza tutto cambia nel mondo, e un cambiamento improvviso, non importa quale, domina, turba la nostra omeostasi.

Il meccanismo di difesa, che è un solido senso di forza e di coraggio, è sempre un contrappeso alle emozioni per il mantenimento dell’armonia interna. E’ necessario all’esistenza umana, offre spesso, anche delle strategie creative adattate per trattare situazioni o relazioni difficili. Nella vita quotidiana, non riusciamo a staccarci delle situazioni o dalle persone ecc.

Ecco perché, nel campo spirituale, ci consigliano di staccarci da se stessi.

Il distacco crea un fossato tra l’esperienza e il sentimento.

Grazie al distacco, siamo consapevoli di ciò che succede attorno a noi, ma noi non facciamo l’esperienza dell’identificazione emozionale. Altrimenti, in generale, noi c’identifichiamo e ci ritroviamo come prigionieri delle nostre emozioni, degli oggetti, ecc. Così, il distacco, la distanza, sono molto utili in tutti campi della vita.

Con questo distacco, diventiamo capaci di analizzare la situazione.

 

Ma con l’intelletto possiamo analizzare queste situazioni?

L’intellettualizzazione è un prodotto del distacco, altrimenti il nostro intelletto diventa limitato anche dalle emozioni, dalla situazione, ecc. Quando l’intelletto è limitato, controllato, o contratto diventa difficile sentire il calor del cuore.

Un’intellettualizzazione arida non porta da nessuna parte.

Il distacco può aiutarci prendendo consapevolezza di questo: un individuo può divenire improvvisamente triste senza sapere perché, ma un osservatore obiettivo sa qual è l’avvenimento che l’ha condotto a questo sentimento.

Esempio: una critica, una delusione, un affronto sono rapidamente dimenticati, quando un obiettivo superiore si presenta a noi con maggior forza.

Ci sono situazioni in cui noi proviamo dispiacere. La persona che soffre, può avere l’impressione che il suo mondo sta per crollare. La pena è un processo naturale che proviamo quasi tutti i gironi. Il colmo del dolore è la perdita a causa della morte di una persona amata, ma non perdiamo delle persone in ben altre maniere?

Esempio: un divorzio, un cambiamento d’abitazione verso un paese lontano, un cambiamento di lavoro, ecc.

Non trasformiamo anche il senso delle nostre relazioni crescendo e cambiando noi stessi? Questo cambiamento è chiamato impermanenza o illusione, maya in sanscrito. Quale uomo intelligente può rattristarsi per tali illusioni?

La collera è un momento di particolare disturbo per le persone più avanzate della società.

Esempio: un’industria, dipende dal padrone, se il padrone non è controllato, immaginate l’avvenire di questa industria… Coloro che dirigono un’impresa devono avere molta padronanza.

Noi non siamo sempre consapevoli di questo, quando la collera scoppia, spesso diventa la causa di ogni specie di perdita. E’ anche importante sapere che la collera come ogni altra emozione, non è né buona né cattiva. E’ una reazione naturale che abbiamo. Può essere usata per numerosi propositi che ne valgono la pena. E’ una strategia utilizzata per difendere la giustizia e trasformare le cose cattive in buone.

Dobbiamo semplicemente saperla dominare con la pratica del distacco e conviverci rendendola inoffensiva e persino utile per dei fini produttivi.

Esempio: una madre prova collera, ma dietro la collera c’è l’amore. Tale sentimento di collera è esternato per il progresso del bambino.

Ecco una riflessione citata nel Vedanta: “In piedi, svegliatevi!”: ci si riferisce allo svegliarsi alla Realtà, ciò significa anche che è con la vigilanza che possiamo analizzare, occorre essere distaccati.

Senza distacco, il pensiero giusto è impossibile. Senza il pensiero giusto, l’azione giusta non è possibile.

E, le cattive azioni non potranno portare nessun risultato auspicabile, qualunque sia il campo d’attività o il tipo d’aspirazione. Per assicurare il successo di qualunque impresa nella nostra vita, ciò di cui abbiamo maggiormente bisogno è il potere della volontà.

 

Qual è il segreto del potere della volontà?

Il potere della volontà dipende dalla nostra capacità di unificare il nostro pensiero, i nostri sentimenti e la nostra volontà.

Senza a pratica del distacco, non saremo capaci di realizzare quest’unità.

Esempio: Se la testa di una persona è occupata in una cosa, e se il suo cuore aspira ad un’altra cosa, la sua capacità di volere fare una terza cosa è votata alla debolezza: non c’è concentrazione, non c’è energia, non c’è entusiasmo.

La vita ci offre anche, in modo strano, gioia e dolore, profitto e perdita, onore e disonore, amore e odio, apprezzamento e gelosia.

Noi potremo passare attraverso queste diverse situazioni e dirigerci progressivamente verso la realizzazione del nostro destino solo con la pratica del distacco.

Come abbiamo detto all’inizio, dalla paura nasce tutta la gamma delle cattive emozioni e dei difetti che sono: il sospetto, la gelosia, l’invidia, l’ipocrisia e tutto il resto.

La radice di tutte queste debolezze nocive, non è nient’altro che l’attaccamento, l’identificazione.

Ognuno di noi vuole essere il maestro di se stesso; noi detestiamo l’idea stessa dell’asservimento, ma se analizziamo senza passione la nostra situazione interiore, constatiamo che nella maggior parte di noi, la padronanza di sé resta ancora da realizzare.

Anche le persone avanzate o altolocate, diventano schiavi di emozioni incontrollate.

Sri Ramakrishna ci ha raccontato questa storia: “Un gruppo di uomini ubriachi si imbarcarono su un battello. Cominciarono a remare con vigore durante tutta la notte. Al mattino, essi si accorsero che non si erano mai mossi neanche di un centimetro dal punto di partenza. Essi avevano dimenticato di salpare l’ancora”.

 

Come possiamo praticare questo distacco, questa padronanza di sé?

Ci sono tre aspetti importanti:

-         il giusto pensiero;

-         la giusta azione;

-         la giusta parola.

C’è come una specie di interrelazione con questi tre aspetti della nostra vita.

Questa integrazione è possibile quando siamo capaci di ritirarci dalla nostre situazione o dal nostro ambiente. E’ il distacco.

Un altro modo di praticarlo è:

-         la meditazione.

Voi potete dire: “Abbiamo praticato molte specie di meditazione, ma non siamo progrediti”. No, c’è certamente un progresso, ma non riuscite a sentirlo. Questo perché ci sono due forze che agiscono noi:

1)      la forza dell’inconscio;

2)      la forza spirituale o la forza della meditazione.

La forza della meditazione ci spinge verso l’alto, verso il progresso. Ma la forza negativa dell’inconscio, cerca sempre di attirarci nel dominio del passato. Voi potete dire: “Ho praticato la meditazione, la ripetizione del Mantra, ecc. ma la collera c’è sempre”.

Ciò che succede, è che la coscienza è diventata pura, liberata dalle altre forze negative, ma questa forza di coscienza tocca l’inconscio e qui c’è lotta.

Voi volete essere puri senza essere toccati, ma ci sono delle forze dell’inconscio che vi attirano ed è la lotta. Questa lotta si esprime come collera.

Esempio: Qualche volta, volete essere tranquilli e fuori c’è rumore. Voi vi augurate di restare in questa pace, e la reazione immediata è la collera.

Ecco perché, qui ci dicono: “Non fermarti, finché la meta non sia raggiunta”.

Bisogna sforzarsi per raggiungere la meta.

Nella pratica della meditazione, ci sono diverse tecniche:

-         si può rimanere testimoni di tutto ciò che passa per la mente;

-         o si può trasformare se stessi positivamente.

Esempio: “io sono l’infinito stesso, ogni cellula e ogni molecola del mio corpo è’armonia dell’energia pura…”.

 E’ questa armonia che libera l’intelligenza. L’intelligenza resta pura. E’ questa pura intelligenza che ci rivela la conoscenza.

La conoscenza che significa Perché e Come e non la conoscenza che si può acquisire dai libri.

E’ l’esperienza diretta, è la capacità di comprendere perché e come: è la conoscenza.

Questa armonia ci porta gioia. Questa è la Vera Via.

Il Vedanta ci dice: “Lavorare con ardore, senza essere asserviti dall’attesa dei risultati, è agire come un Maestro che è interiormente libero. Amare tutti nella pienezza del proprio cuore senza essere prigionieri del particolare, è l’Amore Puro, è vivere come un Maestro che è interiormente libero.

Questo uomo testimonia che non è attaccato al non-essere, può vivere in mezzo alle avversità, non sarà mai turbato, irradierà sempre pace e gioia. Il suo viso testimonierà che egli vive una vita centrata sull’Atman o il Sé”.