Swami Veetamohananda

 

Rinnovo di sé

Perché e come?

 

Traduzione a cura della prof. Franca Mussa

 

 

L’ “intellighenzia” d’oggi percepisce il bisogno di una nuova struttura di pensiero, di un nuovo realismo, di una nuova avventura d’intelligenza, di una nuova specie di mente.

Sembra che sia giunto il tempo per affrontare e cogliere i problemi di un nuovo termine di referenza più comprensibile.

I problemi di oggi sono molto complicati: noi siamo interpellati, sfidati per andare alla radice senza smarrirci nelle loro diverse manifestazioni.

Qual è la soluzione?

Il Vedanta ci dice di sviluppare una personalità totale. Solo una vera personalità può soddisfare questi doversi bisogni della società e del mondo al quale apparteniamo. Senza la personalità, non possiamo vivere un vita bene equilibrata.

 

Come possiamo definire la personalità?

La personalità è definita come l’insieme delle qualità o delle particolarità che differenziano una persona da un cosa. E’ determinata dalle qualità mentali e morali. La personalità è definita come l’unificazione del cuore e della testa dunque dell’intelligenza.

Possiamo dire che l’intelligenza si è sviluppata con l’educazione, con le abitudini, con la tradizione ecc. ma ci sono molte differenze: lo sviluppo delle qualità di mente e di cuore ci aiuta a padroneggiare con creatività i fatti e le forze della vita.

Il Vedanta  lo spiega in questi termini:

gradualmente, una persona cerca di realizzare i propri bisogni personali, i bisogni della società, della nazione, i bisogni del mondo in cui vive. La base della riuscita nella vita poggia sullo sviluppo di una personalità integrata.

Le qualità come l’onestà, l’umiltà, la fedeltà, la temperanza, il coraggio, la giustizia, la pazienza, l’assiduità del lavoro, la semplicità, la modestia, sono mezzi che favoriscono una personalità e un carattere integrato.

E’ vero che il successo dipende soprattutto dal carattere, dall’immagine che si rinvia agli altri, dalle nostre attitudini e dalla nostra condotta, dai talenti naturali e dalle tecniche utilizzate.

La filosofia ci ispira perché tocca il cuore. Quando il cuore è toccato, l’intelligenza è stimolata. Allora siamo capaci di unificare l’intelligenza e il cuore.

Un altro aspetto che influenza la nostra personalità: l’ambiente, la morale, ma tutto ciò può essere fallace e manipolatore, può trascinare la persona a utilizzare delle tecniche perché gli altri rassomigliano a loro o per servirsi di loro e dirigere, manipolare le loro vite. Queste tecniche dividono la società, non conoscono, ignorano, la potenzialità latenti, inerenti un individuo.

Le strategie d’influenza, le tattiche per ottenere ciò che vogliamo dalle persone, finiscono spesso in doppiezza e falsità. La doppiezza nutre l’incapacità e tutto ciò che si fa potrebbe essere considerato come una manipolazione, a tal proposito Swami Vivekananda ha detto: “L’educazione vera è la manifestazione della perfezione, della perfezione che è già nell’uomo”.

 

Qualunque sia la strategia d’influenza che scegliamo, dovrebbe essere la manifestazione della perfezione ma non certamente della manipolazione.

 

L’etica della personalità è basata sui principi fondamentali che aiutano a dirigere l’efficacia dell’uomo per vivere una vita d’armonia.

I principi morali fanno parte della condizione umana, della coscienza e del cosciente, presenti in tutti senza considerazione della condizione sociale di ognuno. L’onestà è praticata per essere integrata nella società.

Gli aspetti del Divino si esprimono nella personalità. Il Sé occupa una posizione chiave nello sviluppo e nell’adattamento dell’apprendimento e dell’esperienza.

Lo sforzo essenziale poggia direttamente su di lui e porta tutti i risultati sperati per la trasformazione della coscienza.

E’ ciò è importante per noi che  viviamo nel modo d’oggi. Nel mondo di oggi, la “riuscita” è il risultato dello spirito di emulazione; la persona che è riuscita è quella che meglio utilizza la competizione. Nella lotta per l’esistenza dell’ego, è la persona che possiede l’ego più forte e più impietoso che riuscirà. Possiamo dire che questa specie di competizione è essenziale per il progresso, ma lo spirito di competizione produce l’ansia.

L’identificazione o l’attaccamento agli oggetti dei sensi che ci danno il piacere, porta l’impoverimento della vita interiore.

Quando si è incapaci di possedere, c’è una sorte di vacuità, di vuoto, la persona comincia a sentirsi priva della ragione d’essere. Nel mondo, colui che guadagna molto denaro, che ha la celebrità, il potere, gli oggetti di piacere, è considerato come qualcuno che ha successo, anche se questa persona è interiormente povera.

E’ questo il successo?

La persona che ha successo come appena detto si serve della vita universale per se stessa, per soddisfare il proprio ego, senza dare nulla in cambio.

Per contribuire al benessere della società e del mondo, abbiamo bisogno di ottenere un elevato grado di realizzazione e d’arricchimento della personalità. Quando si analizza la vita delle persone che hanno contribuito al benessere della società, del mondo, si nota che sono persone che hanno sacrificato se stesse.

Tutte le persone altamente creative nel campo delle scienze, delle arti, si sono sacrificate, è il loro contributo alla vita universale: sacrificare se stessi per una specie di creatività donata agli altri. Quando si lavora per il proprio interesse personale, si diventa egoisti, questo arricchimento della personalità nel linguaggio moderno è chiamato “realizzazione di sé”, ma lo sviluppo della personalità deve avvenire nella sua interezza.

 

Come possiamo sviluppare la nostra personalità nella sua interezza?

Per questo, bisogna studiare se stessi e particolarmente il nostro inconscio. Nel nostro inconscio ci sono migliaia d’impressioni del passato, che abbiamo accumulato dall’infanzia ecc.

L’inconscio è il serbatoio dei semi dell’esperienze passate. E’ lui che ci assicura una continuità con il passato.

Un grande numero delle nostre esperienze del passato sono sicuramente state infelici o penose. In generale, noi dimentichiamo o vogliamo dimenticare il passato e cominciare una nuova vita, ma non riusciamo a farlo. Qui è la lotta. Dimenticando non possiamo progredire perché per tutto il tempo, l’inconscio cerca di esprimersi. La maggior parte deal nostra sofferenza e dei nostri problemi attuali si trovano nelle esperienze del passato. Ogni specie di confusione e di ostacoli si trovano nell’inconscio. L’inconscio prende parte alla nostra vita di tutti i giorni.

 

E’ importante riconoscere il nostro passato e cercare di eliminare gli errori?

In un certo modo, è necessario. Possiamo farlo con l’aiuto di pensieri positivi. Nella Bhagavad Gita, l’insegnamento dato dal Signore è una specie di lotta, di combattimento: “ricordati di me e combatti”.

Bisogna cercare di generare questa coscienza pura ed eliminare gli errori. L’ego è solo trasformato solo da questa coscienza elevata.

L’evoluzione è l’elevazione della coscienza. L’inconscio è anche la motrice centrale della mente: gli istinti e i comportamenti lì prendono le loro origini. Nella nostra vita, vogliamo avere dei piaceri, ma con i desideri, c’è la paura.

E’ la ricerca del piacere che da origine alla paura. Ci sono due aspetti dell’inconscio: uno positivo e uno negativo.

Noi lottiamo contro tutto ciò che ostacola i nostri desideri, quando non riusciamo a farlo, la reazione è la paura. L’analisi di se stessi significa: andare alla radice dei problemi. Noi partecipiamo attivamente al nostro insuccesso, forse, non cosciamente ma incosciamente. Quando vogliamo fare qualche cosa di costruttivo, gli aspetti negativi cominciano a sorgere per creare un ostacolo, bloccare il nostro progresso.

Certe persone non hanno bisogni materiali per il loro benessere e piacere, ma non sono contente, perché non provano soddisfazione. Quando c’è quest’insoddisfazione, tutto ciò che fanno diventa un insuccesso. Non dipende dall’incapacità della persona, ma dalla sua mancanza di coraggio causata da un ostacolo portato dall’inconscio. L’inconscio gioca un ruolo cospiratore contro il successo, esprime  la volontà di fallire.

Ci sono diversi motivi per questo, la più importante è la paura della responsabilità.

Per essere responsabile, devo essere libero, devo prendere de rischi. L’individuo ha bisogno di coraggio per affrontare l’ignoto, ha bisogno di trattare fatti e situazioni in modo giusto.

Se ci sono aspetti negativi nell’inconscio, questo si augura naturalmente la sicurezza e il conforto, per questo la personalità è bloccata dagli aspetti negativi dell’inconscio e non riesce coscientemente a progredire.

Il rigetto del successo, la volontà di fallire si esprimono in modi diversi nella nostra vita quotidiana ad esempio: siete seduti tranquillamente in poltrona, senza preoccupazioni, vi perdete in un mondo di fantasia: è una perdita di energia, una perdita di tempo: è la falsa personalità. Con questa perdita di personalità, avviene una confusione nella mente, poi arriva il dubbio.

Nella Bhagavad Gita, si dice: “Quando il dubbio comincia a sorgere, è la perdita della personalità”. Nella vita quotidiana, la deviazione delle diverse energie verso una cattiva direzione è la causa della volontà di fallire, ad esempio: c’è un lavoro importante da fare adesso, ma noi siamo seduti e ci domandiamo se qualcun altro potrebbe farlo al nostro posto mentre noi trascorriamo il tempo con gli amici... In questo modo, la personalità diviene l’altro, e noi veniamo contagiati dalla personalità altrui. Qui, ancora una volta, la nostra volontà è bloccata, la nostra responsabilità sparisce ed è messa in dubbio dagli altri.

La pigrizia è un altro segno di rigetto. Un pensatore ha detto: “La pigrizia è particolarmente letale perché non consiste soltanto nel fare niente, dormire troppo, lavorare male o niente del tutto, consiste anche nel dedicare il tempo libero a delle cose stupide”.

Esiste un legame che unisce la conoscenza e l’azione: è la fiducia in sé.

Ci sono due dimensioni importanti nel sé: il sé cosciente e l’incosciente. Il trascendente non è alla portata della maggior parte delle persone che vivono nel mondo perché la maggior parte del tempo, la loro vita è diretta dall’inconscio. La vita quotidiana diventa dominata dalla paura e da una specie d’insicurezza profonda, si sviluppa talvolta un complesso d’inferiorità e ogni sorta di problemi psicofisici. Una grande quantità di energia psichica è spesa per trattare questi problemi con risultato zero.

 

Quali pratiche possiamo adottare per portare la trasformazione necessaria?

Per intraprendere delle pratiche occorre però sapere “dove si è” e in quale stato di essere ci troviamo. Ognuno è diverso. Questa differenza dipende dallo stato d’essere, ma ogni persona ha la propria dignità e la propria divinità.

Ciò che abbiamo bisogno di riconoscere è la nostra dignità e la nostra divinità.

 

Come riconoscere la divinità in sé?

Per riconoscere la divinità in noi dobbiamo anche considerare il nostro aspetto demoniaco. Noi accettiamo l’aspetto demoniaco? Nell’aspetto demoniaco ci sono anche due aspetti: nella Bhagavad Gita, è ben spiegato che l’aspetto demoniaco si dice “rakshas”, agitato: ciò che si agita per niente, è raksha. Il secondo aspetto demoniaco è “asura riferito all’attività tamasica: “è un essere idiota, non ha riflessione”, la persona è diretta dall’istinto e dal desiderio, nient’altro, chi presenta queste note comportamentali  può distruggere tutto, è un asura.

Per noi che vogliamo trasformare la nostra vita, abbiamo rispetto per ciò che è bene, per ciò che è gradevole, quando si presenta una reazione demoniaca o aurica, noi re-agiamo o pro-agiamo in modo giusto.

 

Nella vita quotidiana, cerchiamo di integrare la nostra personalità?

Qui integrazione non significa integrazione come la intendiamo nella società, è diverso. Di fatto ogni personalità è diversa perché resta a differenti livelli, in diverse dimensioni. Ognuno funziona differentemente, ma c’è una forza comune sottesa quella dell’Unità. Questa forza viene dall’infinito, è l’aspetto del Divino. E’ questa forza che è riconosciuta. Nello stesso modo, dove c’è l’aspetto positivo, noi lo riconosciamo e cerchiamo di integrarlo nelle nostre attività e nella vita.

 

Per progredire abbiamo bisogno del senso della libertà.

Non della libertà esteriore, ma la libertà interiore. Qui, è importante accettare ciò che è accettabile per noi, di progredire e di assimilarlo nella nostra vita quotidiana. Altrimenti, se siamo oppressi dalle regole, ciò diventa un’oppressione e un giorno questo scoppia. Questa esplosione si esprime come una ribellione, una protesta.

Ai nostri giorni nel mondo, c’è una specie di rigetto della religione. Non è la spiritualità che è rigettata, ma le regole e la morale che domina e controlla o manipola le persone.

Ecco perché nel dominio spirituale, abbiamo bisogno di questa libertà di scegliere dove vogliamo progredire.

Ognuno è dotato di certe potenzialità che variano da persona a persona. Ognuno di noi, ha la possibilità di progredire. Non possiamo dire che una persona è inferiore, non ne abbiamo il diritto.

Nel campo spirituale, siamo uguali.

Se una persona fa un errore è a causa dell’ignoranza. Qui c’è l‘insegnamento della Santa Madre: “Se volete la pace dello spirito, non guardate i difetti degli altri…”.

Nel campo spirituale, la priorità è data dall’essere umano per lo sviluppo della sua totale personalità. Nel dominio spirituale non è lo sviluppo economico o altro del mondo manifesto.

Quando questa personalità è sviluppata, automaticamente, riceviamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno nella vita.

La parola “shri” in sanscrito significa la prosperità interiore. Quando si è in armonia all’interno di se stessi, questo si esprime come prosperità materiale. Qui, l’intelligenza è stimolata, ed è l’interiore puro che ci dirige verso il progresso. E’ in questo in modo che si riesce nella vita  di ogni giorno.

C’è una seconda parte del rinnovamento di sé centrato sulle pratiche o le discipline spirituali.

Oggi, in questa conferenza, l’importanza è stata data soltanto all’aspetto spirituale.