Swami Veetamohananda

 

Vivere in modo costruttivo

 

Traduzione a cura di Franca Mussa [n.14]

 

Certe persone, dopo aver lottato per anni per acquisire ricchezze, potere, fama e amore, realizzano in un istante di pura consapevolezza o di fronte a una crisi acuta, che tutti i loro sforzi non hanno portato loro che sofferenza e schiavitù. Non provano né realizzazione né pace e si domandano allora: “Che cosa ho ottenuto da tutte le mie lotte? Questo vale tutte le sofferenze che ha patito? Che cosa ho fatto della mia vita?” Essi si detestano a se stessi.. E’ allora che iniziano la scoperta del sé.

Questo risveglio del sé è il primo passo verso una vita costruttiva. E’ anche chiamato risveglio dell’ego.

Andremo ora ad analizzare l’effetto del risveglio dell’ego sulla personalità umana e sul suo comportamento.

1)      L’accettazione di sé.

Il primo cambiamento che si produce quando l’ego si risveglia è l’aumento della capacità di comprendere se stesso. Gli spazi nascosti della mente si aprono in gronde e gli avvenimenti dimenticati o rimossi del passato vengono all’improvviso alla luce. I semi delle sofferenze attuali riposano chiusi nel passato. Ma mano che questi semi vengono alla luce, la persona risvegliata comprende come gli avvenimenti passati, in particolare quelli dell’infanzia, hanno modellato la propria vita. Realizza che lei stessa ha forgiato la maggior parte delle sue sofferenze e della sua schiavitù e che nessun altro che lei è responsabile del proprio destino. In altre parole, si accetta con i suoi difetti e le sue debolezze, non cerca di imitare o di rassomigliare a qualcun altro, e ricostruisce la sua vita presente riscoprendo le esperienze del passato.

2)      La modestia.

L’accettazione di sé porta alla modestia. Che cos’è la modestia? E’ essere e comportarsi come si è in realtà, senza pretese. La modestia è bastata sulla comprensione realistica del proprio valore, dei punti forti e dei punti deboli. E’ una virtù preferibile all’umiltà che è spesso solo un tentativo artificiale di apparire inferiore a ciò che si è in realtà. Paradossalmente, il risveglio dell’ego rende le persone meno egoiste. E’ un ego non risvegliato che produce l’arroganza e la vanità.

3)      L’apertura alla realtà.

Noi viviamo in un mondo reale, ma raramente siamo aperti alla realtà. Ognuno costruisce il suo mondo interiore di concetti e di valori e non si apre che agli aspetti del mondo esteriore, che non minacciano di distruggere questo mondo personale. Ma la vita universale porta ciò che è chiamato “l’ostacolo della realtà”. Essa non corrisponde al mondo interiore che abbiamo evocato. Spezza i nostri sogni e i nostri ideali e sottomette le nostre credenze a prove severe. Quando i nostri sogni si spezzano e non riusciamo più a sopportare le prove della vita universale, ci sentiamo frustrati e accusiamo il mondo di tutte le nostre sofferenze.

Questa situazione cambia solo quando l’ego esce dal suo assopimento. Una persona il cui ego è risvegliato accetta il mondo tale e quale con le sue polarità di bene e di male, di gioie e di sofferenze, di amore e di odio, ecc… Non tenta i cambiare il mondo, ma prova a cambiare se stesso.

4)      Una vita diretta da se stessi, dall’interno.

L’accettazione del mondo non significa abbandonarsi alla collettività e sottomettersi ad una vita inferiore per seguire la massa. Senza dubbio, è necessario accettare la realtà del mondo esteriore e adattare la nostre vita interiore alle sue richieste, ma questa accettazione deve essere diretta dall’interno, cioè guidata da un insieme di valori derivati dalle tendenze correnti e dalle influenze esteriori. La vita diretta dall’interno ci permette di seguire il nostro proprio cammino e nello stesso tempo di vivere in armonia con il mondo esteriore sempre mutevole. La società moderna è soggetta a cambiamenti cos’ frequenti e così rapidi che solo colui che si conosce in profondità può decidere quali valori accettare quali rigettare.

Uno dei compiti più difficili della vita è prendere delle decisioni giuste. Il destino di una impresa dipende dalle decisioni che prenderanno i suoi amministratori. Nello stesso modo, nella vita di un individuo, le decisioni erronee possono creare delle difficoltà considerevoli. In identiche situazioni, quelli che dirigono da soli, sono di gran lunga più capaci di prendere decisioni giuste e di fare fronte alle crisi grazie alle loro risorse interiori e senza dipendere da nessuno. Si racconta che un direttore molto attivo aveva l’abitudine di girare verso di sé la targhetta del suo ufficio che portava il suo nome. La sua spiegazione era questa: le persone che si indirizzavano a lui sapevano bene chi egli era, ma a lui, capitava talvolta di dimenticarlo! Evidentemente, l’uomo sapeva che la comprensione che doveva avere di se steso era più importante dell’opinione che gli altri avevano di lui.

5)      la stabilità emozionale.

Profondamente ancorate in sé, si possono nutrire delle pulsioni rimosse di lussuria, di collera, di avidità e vanità che scoppiano in certe condizioni. Una persona che ha fatto l’esperienza del risveglio dell’ego ottiene il dono di scoprire le sue pulsioni nascoste e rimosse, e anche se non è capace di eliminarle totalmente, prende le precauzioni necessarie per mantenerne la padronanza.

6)      L’ arricchimento della personalità.

Colo che non sono risvegliati considerano l’accumulo delle ricchezze materiali, denaro e lusso e i piaceri sensoriali come un fine desiderabile in sé. Ai giorni nostri, il numero dei beni materiali e i modi di gioirne si sono moltiplicati enormemente, e la competizione per ottenerli si è intensificata in proporzione. Ciò ha portato all’impoverimento della personalità. Un numero crescente di persone trovano la loro vita senza contenuto e senza significato.

Quando il significato dell’uomo come persona è perduto, il solo valore che gli rimane è quello di una merce. Allora l’uomo non vende solamente le ceneri, vende se stesse, egli sente se stesso una merce. Sicuramente, questo vi toglie il sono di essere un uomo e vi fa dimenticare la vostre vera natura.

 Si può dire, usando il linguaggio degli esistenzialisti, che il risveglio di sé, sposta il tenore della vita di una persona dal mondo di esistenza dell’ “avere” verso quello dell’ “essere”: l’orientamento “marketing” è allora rimpiazzato dalla lotta per al realizzazione di sé. Invece di spendere la propria energia accumulando più del necessario, la persona risvegliata si sforza di purificare, di arricchire e d’illuminare la sua anima. Si sente solo interessato alla realizzazione della sua anima.

Ciò che si acquisisce nel mondo appartiene alla società, di cui si è una parte.

7)      L’approfondimento dell’amore.

Malgrado tutto ciò che è stato detto e scritto sull’amore da molte persone importanti, più della metà del male e delle sofferenze nel mondo è la conseguenza di un amore impuro e mal diretto. La conoscenza di sé è indispensabile per separare l’amore puro dagli istinti inferiori, dall’interesse personale, dagli imperativi morali ecc. con i quali è mescolato. Nella vita personale una delle ragioni principali dell’insuccesso in amore è che le persone lo ricercano a livelli d’esistenza  inferiori e superficiali.

Un uomo di conoscenza stabilisce dei contatti con gli altri a un livello più profondo e rende così il suo amore puro e durevole. In più, la sua attitudine è basata sull’ “empatia” che deve essere distinta dalla “simpatia”. La simpatia è una propensione naturale e spontanea, spesso basta su u attaccamento o su moventi nascosti, mente l’empatia è la facoltà di mettersi al posto degli altri e di percepire ciò che provano. La nostra simpatia per qualcuno sparisce quando  parla male di noi, ma l’empatia ci permette di comprendere perché egli agisce così e di conservargli la nostra simpatia.

Ecco come, conoscendo noi stessi, possiamo comunicare una nuova vita.

Abbiamo studiato alcuni aspetti del risveglio dell’ego sulla personalità e il comportamento nella vita profana. La sua influenza sulla vita spirituale non è meno importante. La vera vita spirituale comincia soltanto quando lo Spirito, l’essere più profondo si sveglia.

Come ottenere questo risveglio spirituale è una questione primordiale.

Un guru potente può farlo nascere nel suo discepolo con un semplice esercizio di volontà.

Ma tali anime elevate sono rare e interessano solo se il discepolo stesso si è preparato a questo risveglio. Sri Ramakrishna aveva l’abitudine di dire: “è solo quando il pulcino è pronto ad uscire dall’uovo e comincia a beccare il guscio che la madre romperà l’uovo”.

Un altro mezzo è un desiderio intenso prolungato che Sri Ramakrishna chiamava Vyakulata. Sfortunatamente questa fame dell’anima non può essere creata artificialmente e poche persone la provano in modo spontaneo.

Un grande numero di cercatori spirituali sono soddisfatti del risveglio inferiore che abbiamo chiamato risveglio dell’ego. Tuttavia, se ne fa un buon uso, questo risveglio può portare, al momento adatto, al risveglio spirituale. Ma il problema è che è raramente usato poiché l’ultima cosa che le persone vogliono conoscere è conoscere se stessi. Molti rifiutano di saperne di più su se stessi, perché non è piacevole scoprire i difetti e le debolezze nascoste in noi.

Platone ha detto: “noi possiamo facilmente perdonare a un bambino di avere paura del buio, la vera tragedia è quando gli uomini hanno paura della luce”.

Molte persone hanno una paura irrazionale di se stesse, anche se la lampada della conoscenza brilla in essi. Questa paura si manifesta con il timore della solitudine e del silenzio. Per essi la vita è priva di significato se non hanno qualcosa da fare o da creare, o se non sono in un ambiente rumoroso.

Si trovano attualmente dei libri popolari sul Vedanta che danno l’impressione che sia facile fare l’esperienza non-duale del Brahman. Non è l’ego che si immerge nel Brahman, è l’anima più profonda che resta nascosta dall’ego.

Immergersi nel Brahman non-duale non può avvenire che dopo la realizzazione dell’anima più profonda e, perciò, è necessario trascendere dapprima l’ego. Nella Bhagavad Gita è detto: “i fedeli che pregano Dio possono ottenere la trascendenza con la grazia divina”.

Ma coloro che seguono la via della conoscenza e si appoggiano, sullo sforzo personale, devono fare fronte all’ego e aprirsi un cammino attraverso di lui. E’ ciò che vuol dire ricerca personale. La ricerca personale non è un esercizio di fantasticazione facile e piacevole. Richiede almeno la stessa intensità di ogni altra pratica spirituale. Coloro che non provano una intensa aspirazione devono intensificare la loro consapevolezza. Questa intensificazione si produce con ciò che noi abbiamo chiamato risveglio dell’ego.

E’ un passo importante sulla via della conoscenza. Una delle ragioni per cui molte persone fanno pochi progressi con lo Jnana Yoga, è che intraprendono la via senza avere realizzato il loro risveglio inferiore, cercando solo il risveglio del loro essere superiore. Ciò che considerano come lo Jnana Yoga non è spesso nient’altro che leggere dei libri e offrire argomenti per giustificare la loro mancanza di fede in Dio e in se stessi.

Nella via Bhakti anche la conoscenza di sé è necessaria. Anche quelli che hanno delle intuizioni della luce interiore ci devono ricorrere per fare fronte all’ego e purificarlo. San Giovanni della Croce ha chiamato questa seconda discesa la “seconda Notte Oscura dell’Anima”. Nella tradizione indiana della devozione, si raccomanda al fedele di adottare una delle cinque attitudini verso Dio: quella di servitore, del bambino, dell’amico, della madre o dell’amante. La loro pratica è indispensabile per la sublimazione dell’ego e, prima di dedicarcisi, l’ego deve essere studiato a fondo e purificato. Se ciò non viene fatto, il risveglio spirituale potrebbe mescolarsi di emozioni umane e la mente sarebbe trascinata verso un livello inferiore.

Il risveglio dell’ego è anche molto necessario nella pratica del Karma Yoga. Non è raro trovare che il lavoro rende le persone egoiste e senza finezza. Questo succede quando il lavoro è effettuato da un ego non risvegliato. Inoltre, le abitudini di egoismo e di altruismo sono spesso basate su una quantità importante di delusioni personali. La natura di queste delusioni può esser compresa solo da un ego risvegliato. Il Karma Yoga o consiste soltanto nel realizzare il servizio per i bisognosi, ma deve anche apportare una trasformazione della coscienza. Senza il supporto di un ego risvegliato, questa trasformazione sarebbe molto lenta.

Tutti gli Yoga sono fondati su due principi fondamentali:

- il primo è che un cambiamento nell’ego provoca un cambiamento corrispondente che gli sono congiunti, cioè che quando voi cambiate, il vostro ambiente sociale cambia ugualmente. Non è necessario che ciò avvenga con una esperienza soggettiva, vedendo il mondo sotto una luce diversa. Il microcosmo e il macrocosmo sono costruiti sullo stesso piano, e un cambiamento nella vostra coscienza, toccherà anche la coscienza degli altri.

- il secondo principio fondamentale è che la vita spirituale non è un semplice tentativo per sfuggire alle sofferenze e ai mali della vita, è anche un tentativo positivo per sviluppare i poteri intrinseci e le potenzialità dell’anima, il termine “anima” contiene a sua volta l’Atman e la sua ombra l’ego. L’Atman è lo stesso per tutti, è l’ego che differisce da persona a persona, è l’ego che produce tutte le varietà nel temperamento e nel comportamento umani.

L’ego come una cupola di vetri multicolori, trasforma il raggio bianco in tutti gli splendori della vita. L’ego non deve essere considerato come un ostacolo, ma come una porta che si apre su una vita più elevata.

La vita nel mondo lascia questa porta chiusa, lo Yoga la apre. Il suo scopo immediato non è di  eliminare l’ego ma di trasformarlo. Nel sonno profondo l’ego sparisce, ma al risveglio riappare con tutti i suoi difetti e i suoi problemi. Ciò dimostra che la trasformazione dell’ego è ben più importante della sua eliminazione.

Ora conviene parlare delle differenti funzioni dell’ego. Non è un organo inutile o una vestigia, come l’appendice intestinale, che può essere tolta da una chirurgia fisiologica. E’ l’essenza fondamentale dell’uomo e adempie in tutti gli stadi a molte funzioni vitali, che è interessante conoscere.

1)      L’identità personale. Il termine identità ha due accezioni:

a)      una di queste è la capacità di distinguersi dagli oggetti che ci circondano. Il bambino neonato sembra non avere alcuna idea dello spazio dove finisce il suo corpo e dove comincia il suo ambiente. Ci vogliono parecchi mesi per scoprire i limiti del proprio corpo e differenziarsi dalla madre, dal padre e dal numero crescente di persone con cui entrerà in contatto.

b)      la seconda accezione è la capacità di identificarsi con gli altri. Il ragazzo giovane deve identificarsi con la cerchia mutevole dei suoi amici, professori, compagni di gioco e più tardi con sua moglie, al famiglia di acquisto, i suoi colleghi ecc. Oltre a ciò, deve identificarsi con la sua razza, la sua religione, la sua cultura, le sue tendenze sociali, le sue convinzioni politiche e con molte altre idee. Questa identificazione è così importante che una persona è spesso giudicata da ciò a cui lei si identifica.

Così l’identità comporta  due elementi contraddittori: separarsi dal gruppo e divenire uno con il gruppo. La differenziazione che è stata acquisita durante l’infanzia viene perduta nell’adolescenza ciò che provoca in molti giovani una crisi di identità!

E’ l’ego che assicura l’unificazione di tutte  queste esperienze. L’identità vera, poggia sulla integrità dell’ego, cioè sulla sua capacità d’integrare le esperienze senza perdere la propria unità. Ciò dimostra bene come è essenziale avere un ego ben definito.

2)      La società umana.

La società umana, a differenza delle società animali come quelle delle formiche o delle api baste principalmente sulla divisione del lavoro, è una società estremamente complessa. Consiste in un tessuto di relazioni, dove ogni membro deve reggere una grande varietà di ruoli.

La stessa persona è chiamata professore, cuoco, figlio, marito o padre secondo il ruolo che recita. Ma anche nello stesso ruolo, può comportarsi in modi differenti con persone diverse. Questo “gioco di ruoli” non è affatto un gioco. Ogni ruolo comporta degli obblighi e una responsabilità.

Chi recita tutti questi ruoli e ne prende la responsabilità? E’ l’ego. Solo un ego maturo può funzionare correttamente nel complesso tessuto della vita sociale.

3)      La padronanza e la difesa di sé.

E’ un’altra funzione dell’ego. Anche senza esserne coscienti, l’ego è sempre attivamente impegnato per proteggerci da tutti i pericoli esteriori e interiori che minacciano la nostra esistenza. Una sola parola di critica basta spesso a fare reagire vivamente l’ego. Infatti, un egoismo eccessivo è invariabilmente l’espressione di un profondo senso di insicurezza. Il pericolo interiore è la possibilità di perdere il controllo delle pulsioni inferiori e delle emozioni che si presentano e di diventare così un oggetto di ridicolo sociale. L’ego può esercitare un controllo totale su tutti gli istinti buoni e cattivi. Quando questo controllo non è totalmente assicurato, si presenta l’ansietà e quando è perduto, la persona si comporta come un bruto o diventa nevrotica.

4)      I nostri sensi e la nostra mente ricevono innumerevoli impressioni.

Bisogna avere in noi un agente che coordina queste esperienze e che le valuti. Questo agente è ancora l’ego. Uno stesso tipo di esperienza è valutato da persone diverse in modo diversi in funzione del loro ego. Una votazione “abbastanza bene” in un esame può rivelarsi un’esperienza umiliante per un allievo brillante, mentre può valorizzare un allievo mediocre.

Un’altra forma di valutazione concerne la moralità. Una persona altamente morale può sentirsi turbata da una piccola bugia detta inavvertitamente, mentre un mascalzone può raccontare tutte le menzogne possibili senza battere ciglio. Più importante ancora la valutazione di se stessi. Un grande erudito o un esperto professionale possono avere dei sensi di inferiorità e un dilettante o un ciarlatano possono essere convinti dal loro grande sapere o della loro abilità.

Una grande parte della nostra conoscenza è simbolica e deve essere interpretata. Chi fa questa interpretazione? E’ l’ego. Ogni conoscenza o esperienza che non è collegata all’ego perde il suo significato. Generalmente, quando le esperienze giungono nella vita dell’individuo sono percepite, simbolizzate e organizzate in una relazione con il sé. Sono talvolta ignorate se la relazione con la struttura del sé non è afferrata, oppure la simbolizzazione è negata o deformata se l’esperienza non è compatibile con la struttura dell’anima.

In ragione di questo processo con cui l’informazione viene scelta organizzata ed eventualmente deformata, ogni individuo esperimenta gli avvenimenti e le condizioni circostanti in modo diverso. Quando una persona dice che la vita gli sembra senza senso, ciò che vuol dire è che è incapace di collegare significativamente il suo ego alla vita.

Solo l’essere umano è capace di entrare in una relazione diretta di tipo “io-tu” con i suoi compagni. E’ ancora l’ego che stabilisce questa relazione. Senza l’ego, questa si cambierebbe in una relazione di tipo “questo-questo”.

E’ la relazione “io-tu” che è chiamata amore. Quando non c’è, anche l’amore non c’è. Così, l’abbiamo visto, l’ego adempie a molte funzioni importanti nella vita di ognuno. Infatti, è il vero esecutore, l’attore che agisce in noi. Dà ad ogni uomo la propria unicità lo collega ai suoi compagni, e rende la sua vita sociale ricca, varia e significativa. E’ la sentinella sempre vigilante che ci protegge dai pericoli esteriori come da quelli interiori.

E’ il nostro uditore interno, il nostro giudice e il nostro critico. E’ il sognatore, il visionario, il cercatore che è in noi. E’ il nostro interprete e il nostro mediatore ilTrait d’union” tra l’Atman e il mondo. Un elemento così vitale e inseparabile dalla nostra personalità non può essere facilmente eliminato dalla nostra vita. Sri Ramakrishna diceva: “E’ vero che uno o due persone possono liberarsi dall’ “io” nel samadhi, ma sono casi molto rari. Potete abbandonarvi a migliaia di samadhi, però l’ “io” ritorna sempre. Tagliate l’albero Peepal alla radice oggi, e vedrete spuntare un germoglio domani”.

Non c’è nessuna necessità di eliminare l’ego dalle nostre vite. Non è un problema in sé. Il vero problema è la sua immaturità la sua ignoranza e il suo cattivo comportamento. La maggior parte dei nostri insuccessi, dei nostri errori e delle nostre sofferenze sono prodotte dalla debolezza e l’immaturità dell’ego. La vita è cosparsa di condizioni sfavorevoli, di incertezze e di tentazioni. Per affrontarli si deve possedere un ego forte e maturo. Una persona il cui ego è debole, affonderà facilmente sotto l’effetto dello stress o cederà davanti alle tentazioni della carne.

E’ l’ego debole che spinge le persone a ricorrere all’inganno, alla menzogna, alla maldicenza e alla dissimulazione.

Noi riscontriamo spesso chele persone cattive giungono facilmente a ottenere ricchezza, potere e fama. Prosperano come l’erba cattiva, mentre le persone virtuose e umili sembra che falliscono nelle loro imprese. Qual’è la ragione? La vita comporta due correnti di forza: il potere del bene e il potere del male. I cattivi si aprono liberamente alla corrente del male e ne acquisiscono i poteri. Se le persone virtuose si aprissero così totalmente alla corrente del bene, otterrebbero lo stesso potere. Ma lo fanno raramente a cagione della debolezza dell’ego. Invece di aprirsi semplicemente alla corrente cosmica del bene, si vedono spesse queste “sante persone” passare molto tempo a inquietarsi per i difetti degli altri, mostrarsi gelose di quelli che si sono elevati in un modo o in un altro, o ancora sforzarsi disperatamente di non scivolare nella corrente del male. Se tutti i buoni fossero così forti come i cattivi, la verità trionferebbe sempre sul male. Se si vuole combattere il male, bisogna innanzitutto aprirsi totalmente al potere del bene. Solo un ego forte e puro può aprirsi totalmente alla corrente cosmica del potere del bene.

Il Vedanta mette l’accento su questo punto: bisogna essere forti. L’Atman non può essere raggiunto dal debole! Abbiamo bisogno di forza, non per fare il male o lamentarsi con gli altri, ma per preservarci dal male e perdonare, al fine di condurre una vita santa e soprattutto, cercare Dio o la realizzazione del sé.

E’ bene tenere a mente che l’eliminazione dell’ego non si produce che al livello più alto dell’esperienza mistica. A un livello meno avanzato della vita spirituale, un ego forte e sano è necessario per  sopportare la tensione della meditazione prolungata, per conservarsi sulla via e resistere alle tentazioni. I problemi esistenziali fondamentali come la felicità, la sofferenza, la paura, l’amore, la morte non possono essere risolti che al livello più elevato dell’Atman-Brahman e perciò è necessario trascendere l’ego. Ma i problemi della vita di tutti i giorni, causati da un cattivo comportamento, da cattivi pensieri, da cattive azioni e cattive condizioni sociali non possono essere risolti che da un ego forte e risvegliato.

Se l’ego è importante nella vita, come possiamo comprendere l’egoismo e l’egotismo che sono considerati come un flagello? I termini ego ed egoismo hanno un senso differente.

-         L’ego si rapporta al senso dell’ “Io”, mentre l’egoismo si rapporta al senso del “Me”.

L’ego è il cuore della struttura della personalità, l’attore o l’agente. Essere semplicemente consapevoli di sé nel senso di “io sono ciò che sono” o “io ho fatto questo” non è pregiudizievole. Ciò che lo è, è quando l’ego si identifica nei ruoli che interpreta nella vita e quando si riferisce a se stesso come “me”.

L’egoismo è una specie di falsa oggettivazione di sé. Nella Bhagavad Gita è visto come una facoltà mentale o un elemento esenziale della natura. Nella vita corrente, è considerato come un vizio, una tendenza colpevole o una disposizione demoniaca.

-         Consideriamo ora l’egotismo. Qui la  distinzione tra il “sé” e l’egotismo deve ancora essere

tenuta a mente. In questo contesto il termine “sé” si riferisce all’ego, mentre l’egotismo si rapporta al senso del “mio”. L’egotismo è la tendenza dell’ego ad appropriarsi di ciò che appartiene alla vita universale. Quando il senso del mio è abbandonato, noi diventiamo disinteressati!

In sintesi, l’egoismo rappresenta la falsa attitudine dell’ego verso se stesso e l’egotismo la falsa attitudine dell’ego verso il mondo.

L’egoismo e l’egotismo sono l’uno e l’altro espressioni della lotta dell’ego per la propria esistenza. Sono meccanismi di difesa  che agiscono principalmente nell’inconscio. Una persona può dunque  non essere consapevole che è egoista o egotista.

Ciò è anche vero, in modo paradossale per l’altruismo.

Questo può essere una espressione di difesa personale, di paura o di odio per se stesso di cui la persona può non essere consapevole. La differenza tra l’egoismo e l’altruismo nelle persone non risvegliate non è in realtà così rilevante come si pensa generalmente. Questa specie di lotta inconsapevole per l’esistenza dell’ego, che prende la forma dell’egoismo in certe persone e dell’altruismo in altre, esaurisce le energie della psiche e indebolisce l’ego. Un ego debole non è capace di praticare le discipline spirituali.

E’ solo quando si produce il risveglio dell’ego che possiamo realizzare l’inutilità e la futilità di questa lotta. E’ sicuramente necessario uno sforzo per mantenere il corpo fisico, ma non per mantenere l’ego. L’ego sostenuto dalla corrente della vita universale e dunque esiste di per se stesso.

Quando l’ego si risveglia, abbandona ogni egoismo e ogni egotismo, resta semplicemente ciò che è in realtà, l’ego.

Un tale ego, libero e forte, può trascendere se stesso e realizzare la sua vera natura, l’Atman